Hi, how are you doing?
In questo articolo ti ho parlato di quanto l’Italia sia arretrata come paese nella conoscenza dell’inglese a livello Europeo: 36° posto e tantissimo su cui lavorare.
Ma allora i paesi leader di questa classifica siano più “intelligenti” e “portati” di noi?
No, non sono né più intelligenti né più “portati”.
La domanda sorge dunque spontanea: come diavolo hanno fatto Olanda, Svezia, Norvegia e Danimarca a creare questa voragine in classifica?
Se vuoi sapere la risposta (e come abbiamo sfruttato il loro segreto per creare American School e utilizzare il loro modello di apprendimento), potresti trovare decisamente interessante la storia che sto per raccontarti.
Ready?
Quest’estate ero in spiaggia a Rimini, mi stavo rilassando al bar del lido con un aperitivo in compagnia di alcuni amici.
Calice in una mano, mascherina nell’altra e prove di normalità in atto.
Al tavolo accanto al mio, una coppia di ragazzi biondissimi, alti, occhi azzurro ghiaccio e…bianchi come il latte.
Insomma, classici svedesi.
O finlandesi.
Vabbè scandinavi, ci siamo capiti.
Arriva il cameriere al loro tavolo e…inizia l’odissea per l’ordinazione.
Dopo diversi minuti di richieste andate a vuoto da parte dei biondissimi clienti e dopo una serie infinita di “ehmmmm sorry I not spich inglìsc good” da parte del ragazzo, intervengo come mediatore e in 15 secondi risolviamo la questione.
Inizia così una bella conversazione tra me e i ragazzi svedesi (che parlavano un inglese praticamente perfetto) e ci siamo confrontati un po’ sui due modelli di apprendimento della lingua inglese nei nostri paesi, sfruttando l’esempio del cameriere che l’inglese non lo masticava benissimo (per non essere troppo cattivi).
Ora, non so se per colpa dei troppi Spritz bevuti sotto al sole o per deformazione professionale, ma la mia mente ha fatto una strana associazione tra i raggi solari e un concetto emerso da quella conversazione.
Un “certo modo” di imparare l’inglese, diciamo così.
Nelle regioni più a nord d’Europa non c’è la cultura “dell’esposizione al sole” per ovvi motivi, ma c’è una gran cultura di “esposizione all’inglese”.
Esattamente come io e te ci “riposiamo al sole” e ci abbronziamo, loro si “riposano all’inglese” (perdonami l’italiano inventato, ma rende bene l’idea) e lo imparano.
Ma in che senso si “espongono all’inglese”?
Semplice: quasi tutti i contenuti multimediali di intrattenimento (e non solo) di cui usufruiscono sono in inglese.
Cartoni animati per bambini, serie tv, film, documentari, programmi televisivi: tutto rigorosamente in inglese, non doppiato.
Tutto questo inglese li colpisce come dei raggi solari e piano piano lo imparano.
Prova a pensare cosa succederebbe se nella tua vita tu ascoltassi l’inglese tutti i giorni.
Indovina un po’?
Esatto, impareresti l’inglese proprio come hai fatto con l’Italiano: ascoltandolo e provando a replicare i suoni.
Niente di più semplice, niente di più naturale.
Proprio come fanno i nostri ragazzoni biondi del nord.
Il risultato di questo approccio è…esatto, la classifica di cui ti parlavo nell’email di ieri.
Un bel 36° posto dietro Lettonia, Estonia, Costa Rica, Nigeria, Kenya, Filippine e non ho molta voglia di deprimermi scrivendo le altre 30.
E loro 3 posizioni nelle prime 4.
Io ora non vorrei giungere a conclusione affrettate, però secondo me questa roba funziona.
Tu come la vedi?
Ma non ho finito qui, perché ora ti lancio anche una bella provocazione, oggi mi sento parecchio in forma.
Secondo te è un caso che quegli stessi paesi, leader mondiali per conoscenza dell’inglese, siano anche i paesi più ricchi e culturalmente avanzati d’Europa?
Beh, probabilmente no. E sai perché?
Perché conoscere l’inglese significa potersi aprire a un oceano sconfinato di nuove possibilità, soprattutto nell’ambito del lavoro e della formazione professionale.
No, non voglio fare qui il solito elenco “imparare l’inglese è importante perché blablabla”, se stai leggendo questo post/email sai meglio di me quanto è importante l’inglese ma se non l’hai fatto ancora tuo forse non stai ponendo il focus sul punto giusto.
Voglio solo farti riflettere su una cosa: se non conosci l’inglese, stai vivendo la tua vita al 50% del suo potenziale e tutto questo perché non sei nato nel “paese giusto”.
Ovviamente non è colpa tua se sei nato in Italia, ma ciò non vuol dire sottostare alle metodologie fallimentari che il nostro paese ti ha propinato fino ad ora.
E che ti hanno ricondotto sempre e solo al fallimento, come un cane che si morde la coda.
E allora…
Se ti dicessi che io e il team di IngleseFast abbiamo messo a punto un nuovo percorso sul modello dei paesi leader mondiali per apprendimento dell’inglese?
Se ti dicessi che potresti finalmente replicare, sotto la guida di coach esperti, ciò che fanno naturalmente i miei amici svedesi conosciuti a Rimini da quando sono nati?
Hai un solo modo per scoprirlo…
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