Sono nato e cresciuto in un ambiente internazionale, mio padre era un diplomatico e viaggiando moltissimo il rapporto con l’inglese è stato naturale…
In realtà no, viaggiavamo poco e mio padre non era diplomatico.
Vivevamo sull’Appennino, tra boschi, torrenti e valli. Luogo meraviglioso, ma non per imparare l’inglese.
Però a scuola ho studiato inglese fin dalla prima media ed ero proprio portato.
Mmm… Non proprio! Ho cambiato insegnante ogni anno, uno peggiore dell’altro.
Ricordo che in quinta superiore la professoressa
di inglese a un certo punto si accorse che ero assente proprio nei suoi giorni e la prese sul personale, giustamente.
Il nostro rapporto diventò sempre più complicato e non so come ho fatto a uscirne sano e salvo all’esame finale.
Finalmente però all’università ho recuperato, grazie all’Erasmus all’estero.
Mi dispiace deluderti, non è andata così.
Ho frequentato una piccola Università a Urbino dove gli studenti stranieri erano tanti ma venivano per imparare l’italiano. Io facevo la mia parte aiutandoli (più le ragazze che i ragazzi).
Dopo la laurea in Filosofia, seguendo la passione per il web ho masticato molti manuali e guide in inglese, dato che il 99% delle innovazioni arrivano dagli USA.
Così ho iniziato a diventare amico dell’inglese. Questo è vero, finalmente, con una precisazione da fare: ho masticato migliaia di tutorial ma non ho sicuramente imparato a parlarlo.
Come ben sai leggere manuali ti fa imparare il linguaggio tecnico ma non ti mette in condizioni di sostenere una conversazione.
“Allora come diavolo sono arrivato a gestire una scuola di inglese?”
Questa è una bella domanda.
Per caso, direbbe qualcuno. Del resto le cose più importanti della vita arrivano così e poi ripensandoci si dice che era destino.
Negli ultimi 10 anni una cosa sicuramente mi ha portato fortuna: scegliere le persone prima del progetto, “con chi” prima di “cosa”.
Scegliere le persone mi ha portato a scoprire una montagna di esperienze che non avrei mai potuto pianificare in anticipo.
Hai presente quando razionalmente te la fai sotto tra mille incertezze mentre una vocina dentro ti dice “vai”?!
Ti dice che se vuoi provare a essere felice bisogna che ti giochi quello che hai adesso essendo pronto a perderlo per qualcosa di nuovo e più bello, che non sai bene come sarà.
Tutto ha inizio a marzo 2016, quando un’amica comune mi presenta Lorenzo Angelini, ad un convegno di marketing.
Lorenzo aveva questa idea di creare un video-corso di Inglese, che mi appassiona da subito. La collaborazione parte subito con un ottimo feeling, io a Pesaro e Lorenzo a Lugano, tra videochiamate piene di idee e voglia di fare. Iniziamo a pensare al nome, al modello di business, al sito web, alla presenza social.
Un pezzo alla volta il puzzle si compone, le parole d’ordine sono divertimento e concretezza. A partire dal nome IngleseFast, che ci piace perché fa capire immediatamente che parliamo di inglese e velocità di apprendimento.
Lorenzo aveva l’ispirazione di lanciare il corso attraverso un reality: abbiamo selezionato 7 candidati che avrebbero frequentato gratuitamente il corso raccontando settimana per settimana la loro evoluzione nell’apprendimento.
Qualcuno si è perso per strada, come è naturale che sia, mentre altri hanno completato l’iter con soddisfazione, diventando i nostri primi testimonial.
Siamo partiti alla grande.
Chiamiamola fiducia, chiamiamola follia, o semplicemente sintonia: sta di fatto che Lorenzo aderiva alle mie idee e io alle sue. Questo ci ha permesso di mettere in pista il progetto velocemente: questo non significa
senza imprevisti, ma con la capacità di trova- re facilmente soluzioni a ogni problema. Abbiamo progettato tantissimo e sperimenta- to tanto.
Quando c’è comunanza di visione diventa tutto più facile.
Ho questo ricordo di video-chiamate durate ore in cui io scrivevo le pagine del sito, le email, i post Facebook, mentre Lorenzo in silenzio mi osservava.
Momenti di ispirazione e condivisione che ricordo con affetto.
Potevo farlo da solo? No, doveva esserci lui collegato, allora l’estro si manifestava.
Sono cose che non si possono spiegare, semplicemente funzionava
In questi anni ho imparato che il più delle volte il buongiorno si vede dal mattino.
Nel mattino di IngleseFast splendeva il sole. Ho imparato anche che il momento difficile arriva, prima o poi.
Non è evitabile, fa parte del gioco e va accettato. Il top è viverlo con gratitudine.
Il 2017 fu un anno molto difficile per IngleseFast, fondamentalmente per una crisi interna dovuta a vedute divergenti, che poi si è manifestata anche come difficoltà economica.
Fu un battesimo del fuoco che travolse Lorenzo, mentre io ero meno coinvolto dal momento che seguivo anche altri progetti a quel tempo. Ricordo che gli ero vicino da amico e lo sostenevo al telefono, da 400 Km di distanza. Come ogni crisi, quella del 2017 ha bruciato il superfluo e ha forgiato fondamenta più solide su cui ricostruire.
Ha messo in luce l’importanza di avere vicino persone con cui c’è comunanza di visione, di intenti e soprattutto fiducia totale.
Lorenzo ne uscì rafforzato, come anche la nostra amicizia.
IngleseFast è stato fin da subito un posto in cui poter dire “e se facessimo così?” e per sentirmi rispondere “Mi piace, proviamoci!”
IngleseFast ci ha uniti nel progetto di far imparare l’inglese a tutti quelli che desiderano uscire da questa sorta di imbarazzo e ignoranza. Perché è chiaro che nel 2020 non parlare inglese è un handicap. Ma non si trattava solo dell’inglese.
Alla base ci ha unito la voglia di crescere come persone creando qualcosa di concreto e dando il nostro meglio al mondo. Per questo dall’inizio abbiamo
concepito IngleseFast come un percorso che ti trasforma sotto tutti i punti di vista.
Per essere trasformati è richiesto di mettersi in gioco, uscire dalla ben nota “zona di comfort” per andare nelle sabbie mobili del nuovo:
un terreno che non conosci ma che ti attira incredibilmente.
Ogni passo nel “nuovo” può essere una vittoria o un fallimento, non puoi saperlo prima. Ma se sei come me non puoi fare a meno di provarci, perché dentro di te sai che non provarci significa avere già perso in partenza.
Abbiamo iniziato con un video-corso da seguire online, che puntava sul coinvolgimento attraverso video divertenti, premi al raggiungimento dei traguardi e penalità per chi non stava al passo.
Dicevamo: “Lo fai quando vuoi e come vuoi”, però se non lo fai non accade nulla. Ad un certo momento abbiamo voluto fare qualcosa per chi, nonostante tutto, non riusciva a darsi quel minimo di disciplina. Così abbiamo introdotto la figura del “coach”: non solo un docente ma una guida, un maestro con le qualità che a te mancano, in modo da poterti dare la costanza e la fiducia necessaria a vincere le resistenze.
È tanto una questione di resistenze, che si vincono proprio con la costanza e la fiducia. Come in fisica, per ogni forza ce n’è un’altra uguale e contraria. Nell’apprendimento è la stessa cosa: c’è la voglia di imparare, di crescere, di evolvere, e poi ci sono gli auto-sabotaggi (consapevoli e non) che ti dicono: “Lascia perdere. Chi te lo fa fare? Non ce la farai”
Oggi IngleseFast è un team internazionale di persone che vale la pena conoscere e che ogni giorno danno il loro meglio in qualcosa che amano fare. Ovvio che siamo umani e che abbiamo anche i lati meno piacevoli, ma alla base in tutte le persone che selezioniamo c’è una grande capacità di mettersi in discussione e questo rende ogni “crisi” un’occasione di crescita.
Ogni tanto mi chiedo cosa mi ha permesso di arrivare fin qui.
In una parola dico: “il coraggio”.
Per farti capire cosa voglio dire: dal 2016 al 2019 lavoravo in IngleseFast in veste di consulente esterno e intanto seguivo altre aziende in varie zone d’Italia e mi piaceva.
Avendo sempre avuto una predilezione per IF, ogni tanto sentivo la necessità di fare focus, concentrare le energie. Così lasciavo un cliente e aumentavo la parte dedicata a IngleseFast. A forza di fare focus arrivo a dicembre 2019 con due soli clienti: IngleseFast e un’altra azienda importante che mi aveva dato un mare di soddisfazioni, un marchio che avevo creato da zero e allevato come un cucciolo. Mi rendevo conto che non riuscivo più a seguirla bene e la “scelta finale” diventava ogni giorno più urgente.
Lasciare anche questa azienda significava non solo un grande dispiacere, ma anche prendermi un bel rischio. Come sanno tutti i consulenti non è sensato restare con un solo cliente.
Poi si sa che la mente strategica è programmata per evitare il cambiamento, lo teme come la peste quando non c’è la certezza dell’esito, ovvero sempre.
Qui entra in gioco il coraggio.
Quando senti che la razionalità ti dice di non rischiare, ma il cuore invece ti dice: “Provaci”. Quando senti dentro quella strana serenità che non ti dà la garanzia del successo ma la certezza che sarà un bel viaggio, che ti fa mollare gli indugi e partire.
Così io ho deciso di lasciare questa ultima azienda per dedicarmi solo a IngleseFast.
Di IngleseFast mi ha conquistato la libertà che c’è sempre stata.
Non erano le sicurezze che cercavo, ma le opportunità.
Non ci crederai, ma subito dopo questa mia decisione… Lorenzo mi propone l’ingresso in società!
Non me lo aspettavo e non l’avevo messo in conto!
Avevo fatto il primo passo, avevo dato prima di chiedere, avevo messo in movimento l’energia.
E l’universo ha risposto.
Questi sono i momenti in cui ti accorgi di aver fatto centro, mentre avevi l’attenzione sulla freccia e non sul bersaglio.
Si è capito che per me IngleseFast è un modo di pensare, prima che di lavorare.
La possibilità di lavorare da casa, mettere in connessione persone lontane e abbattere le barriere geografiche.
Scegliere per i nostri studenti i migliori talenti nei 5 continenti e poterci lavorare insieme. Organizzare gli impegni secondo tempi e spazi che ciascuno sceglie liberamente.
Tutto questo non puoi chiamarlo banalmente “lavoro”, è un giardino in cui coltivare la propria crescita e felicità.
È questo che intendo quando dico scherzosamente che insegnare (o imparare) l’inglese è una scusa.
È un modo per trovare noi stessi.
Per qualcuno completare il percorso IngleseFast significa aver esercitato la disciplina e la costanza su se stesso, vincendo l’indolenza e l’autoboicottaggio.
Per un altro significa aprire nuovi orizzonti sociali, poter viaggiare e parlare con persone di ogni parte del mondo.
Per altri ancora è guarire brutti ricordi associati all’insegnamento, a cattive maestre avute da bambini o traumi legati all’inglese. E così via.
Posso continuare all’infinito, perché per ognuno questa sfida acquista significati e sfumature diverse.
Tutte parlano alla fine di una scoperta di se stessi, una maggiore fiducia nelle nostre capacità, che ci portano direttamente o indirettamente a esprimere il genio che abbiamo dentro, la nostra follia, la nostra voglia di creare cose belle e positive intorno a noi.
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